L’attesa …

La sua Commozione
«In Milano fui spettatore di una scena che mi lasciò nell’animo un’impressione di tristezza profonda. Di passaggio alla stazione vidi la vasta sala invasa da tre o quattro centinaia di individui poveramente vestiti. Erano emigranti … Partii commosso».
Nella vita di Giovanni Battista Scalabrini tante scelte hanno all’origine un incontro. In particolare, davanti al dramma di persone costrette a lasciare il proprio Paese alla ricerca di una vita più dignitosa, egli non resta indifferente ma si lascia toccare dal dolore dell’altro. La sua testimonianza è preziosa per noi uomini e donne di oggi che così facilmente rischiamo di essere contagiati dalla “cultura dell’indifferenza”.

La sua instancabile azione
«Di fronte ad uno stato di cose lacrimevole, io mi sono fatto sovente la domanda: come poter rimediarvi?»
La commozione di Giovanni Battista Scalabrini non è un sentimento sterile, un’emozione fine a stessa: genera in lui un’azione instancabile che lo porta ad intervenire in molteplici contesti facendosi “tutto a tutti”. In particolare, Scalabrini comincia a seguire le vicende dei migranti documentandosi, studiando e sensibilizzando la società. Chiama a collaborare vescovi, sacerdoti, laici, la Santa Sede, il Governo e tutte le persone di buon volere, perché “la carità… non conosce partito”. A più di un secolo dalla sua morte, la sua eredità ancora porta frutto e oggi sono migliaia i missionari, le missionarie e i volontari scalabriniani che in tutto il mondo seguono le sue orme e servono gli ultimi di questa terra, i migranti e i rifugiati.

La sua passione per la trasmissione della fede
«Lavorare, affaticarsi, sacrificarsi in tutti i modi per dilatare quaggiù il Regno di Dio e salvare le anime; mettersi, dirò così, in ginocchio davanti al mondo per implorare come una grazia il permesso di fargli del bene…».
Giovanni Battista Scalabrini è ricordato come un Vescovo pronto ad offrire senza misura la sua cura di pastore in ogni situazione. Egli intuisce l’importanza dell’educazione religiosa, soprattutto dei più giovani: scrive il Piccolo catechismo per gli asili d’infanzia e nel 1876 inaugura la rivista mensile Il Catechista Cattolico. Tre anni dopo l’inizio del suo episcopato si contano in diocesi 4mila nuovi catechisti. Allo stesso modo, provocato dalle notizie che riceve sulle difficoltà incontrate dai migranti, egli sente l’esigenza di sostenere la loro fede inviando dei missionari come compagni di viaggio. La sua passione è viva ancora oggi nei suoi missionari e missionarie, membri dei tre istituti della Famiglia Scalabriniana, come anche in tanti collaboratori.

Una visione profetica dell’emigrazione
«…E, più di tutti, emigra l’uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata, ma sempre strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso le catastrofi, verso la meta, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio nei cieli».
Il progetto di Dio per l’umanità passa attraverso gli avvenimenti della storia, donando loro un senso, una direzione nuova. Guardando la realtà con gli occhi della fede, Scalabrini intravede questa possibilità: anche la realtà migratoria, con tutti gli sconvolgimenti che comporta, può diventare spazio perché l’azione di Dio e la risposta dell’uomo si possano incontrare. Attraverso l’emigrazione, che avvicina popoli diversi, possiamo imparare a riconoscere che tutti apparteniamo all’unica famiglia umana.
Resta Aggiornato…
I tre Istituti Scalabriniani hanno organizzato eventi ed iniziative che sono stati parte dell’Anno Scalabriniano, iniziato lo scorso 7 novembre per commemorare 25 anni dalla beatificazione di Giovanni Battista Scalabrini. Questi eventi hanno ora acquisito più significatività e paiono come momenti di preparazione alla canonizzazione. Alcuni di questi eventi sono ricordati più sotto. Altre iniziative verranno programmate e le comunicheremo appena possibile.
Agosto 2022
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